giovedì 29 gennaio 2015

Non ci resta che piangere

Ammettiamolo. Per noi archeologi gli ultimi mesi sono stati davvero divertenti; non è passata settimana senza che fossimo allietati da notizie di ogni genere sul nostro patrimonio culturale e, davvero, i momenti di spasso sono stati tanti.
Abbiamo iniziato dalle complesse e profonde discussioni arena sì/arena no sul destino del nostro Colosseo. Poi siamo passati ai piani Marshall per la nostra archeologia, che hanno inteso affidare ai ricchi alleati di oltreoceano la cura del nostro patrimonio (fra i tanti post sull'argomento, leggetevi questo). Infine siamo  stati coinvolti nel grottesco epilogo di verybello (o verricello secondo il mio correttore automatico) e verybella (vi prego, non perdetevi questo link; vi perdonerò se morirete dalle risate e non tornerete su questa pagina per leggere il resto del post) che giustamente ha spinto sull'orlo della disperazione tutti. Anche gli archeologi che lavorano, quotidianamente e cocciutamente, perché i beni culturali un giorno diventino un argomento vero di discussione in questo benedetto paese e soprattutto un'opportunità di crescita e lavoro.

Bene, se vi siete asciugati le lacrime e avete smesso di ridere, andiamo avanti. C'è una notizia da aggiungere a questo elenco, che stranamente è stata un po' trascurata, anche dagli acuti e generosi archeoblogger (ovviamente Filelleni non se l'è fatto sfuggire). E' roba un po' vecchiotta, risale alla fine dello scorso anno, ma roba tipo verybello (che il mio correttore si ostina a correggere in verricello) la riporta rapidamente agli onori della cronaca. Mi riferisco al sondaggio dei FAI, il mitico i luoghi del cuore, di cui è stato presentato il rapporto sul decennale 2003-2013. Beh, il risultato, per gli archeologi, è inquietante; su 11000 luoghi 'censiti' in 10 anni sapete quanti sono i siti archeologici?
1000?
2000?
5000?

No, sono circa 800.

Il che contribuisce a dimostrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, che il disastro ormai è avvenuto, ed è anche certificato:
- l'archeologia (come la insegniamo) non dice niente a nessuno;
- l'archeologia (come la conosciamo) non serve a niente;
- l'archeologia (come la facciamo) è morta.

Dovremmo rifletterci maggiormente tutti quanti. Chi si rifiuta di guardare al futuro, alla modernità e al rinnovamento, chi ostinatamente preferisce sperare che un giorno tutto funzionerà senza dare il proprio contributo, soprattutto chi fa finta di niente. Chi difende strenuamente la Cultura e non si accorge che l'archeologia cultura non lo è più. Chi si fossilizza nei suoi orticelli, accademici,  ministeriali, intellettuali, o di qualunque altro tipo essi siano.

Ma stiamo calmi ragazzi, tanto dell'archeologia al resto degli italiani non gliene frega proprio niente.

2 commenti:

  1. Posso solo aggiungere che "il faló delle vanità", che forse era il titolo originale, era altrettanto azzeccato! ;-)

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  2. sgamato in pieno! Come spesso mi succede, il titolo cambia all'ultimo. Ma questa volta blogger ha reagito così ...

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