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martedì 11 novembre 2014

Quo vadis?

La settimana scorsa tutta l'archeologia italiana si è 'bloccata' sul tormentone Colosseo. Mentre le opposte factiones si scontravano nella battaglia arena sì/arena no, sugli spalti (digitali) il pubblico assisteva allo spettacolo, con la sola differenza che oggi è possibile solo essere d'accordo, considerato che il pollice verso non esiste più. Almeno nei social network ...
Confesso di aver seguito molto distrattamente la vicenda che, come è stato detto in un bel post che la riassume perfettamente, in un paese normale non avrebbe suscitato tanto scalpore.

mercoledì 31 luglio 2013

Una giornata particolare

Venerdì 26 luglio si è svolta la terza edizione del Day of Archaeology. Sono stati tantissimi (322) i contributi all'evento, provenienti da ogni parte del mondo.

Ad un rapido conto sono pochissimi quelli italiani. E non è un bel segno. Dimostra, da un punto di vista inusuale, lo stato di malessere dell'archeologia italiana, che abbiamo a lungo discusso nei post di Passato e Futuro. 
Mi sembra di sentire i commenti:

giovedì 18 luglio 2013

Poveri ma belli

Scavare è un’operazione distruttiva, irreversibile e irreparabile. Pratica di indagine diffusa, caratterizzata da una metodologia codificata, e da tecniche di intervento standardizzate. L’atto dello scavare produce informazioni, accumula dati, ma al tempo stesso rimane un’operazione estremamente invasiva. E' nella documentazione che rimane, come se fosse un archetipo, la rappresentazione ultima di quanto è stato asportato e distrutto.

mercoledì 5 giugno 2013

Il fantasma del palcoscenico

Abbiamo pensato di fare un esperimento:  provare a liberare l'autore, il regista e soprattutto l'attore nascosto (nemmeno tanto in profondità ...) in ogni archeologo che si rispetti.

E questo è solo l'inizio di un progetto, cui partecipano amici e appassionati, uniti dall'idea che un po' di follia non guasta mai. Anche in archeologia.
Vi assicuro che ne vedrete delle belle in un futuro prossimo, ci stiamo già lavorando.

Per prima cosa però, guardatevi il risultato del nostro esperimento ...

lunedì 18 marzo 2013

A bug's life (part three) - Splendor and banality


Ancient splendor and modern banality

"Return to its former glory" is an expression that I’d prefer to no longer hear, because it describes an enterprise doomed to failure. Not the failure to dig up and find nothing, but the much deeper and frustrating failure - to fail to understand the meaning of our profession and of our social role.
In its embarrassing banality this violent and conventional view hides a sense of romantic and mystical loss of something that no longer exists and promotes separation between what is ancient and what is modern ... as if our time is no longer capable of producing its own splendor.

The future of public archaeology needs a new concept of archaeology. Not as the study of antiquities but a discipline with a creative soul. We'll be very surprised then to find that modern archaeology is also looking for treasure. This treasure is nothing "beautiful" or hidden under the spot marked X, but rather the reconstruction of historical memory through many and almost unreadable traces.

to be continued ...

martedì 19 febbraio 2013

A bug's life (part two) - Monuments and artifacts


Too many monuments, too many artifacts.
Often, even today, archaeology is still considered as a study of objects, artifacts and ancient monuments. I prefer to consider these as "cogs" of a wonderful and powerful machine that produces interpretation and abstraction. If we pay too much attention to objects they turn into idols, easy prey for  false cultural identities. They divert attention from the links (the famous "wire" of the necklace) which are much more difficult to recognize, reconstruct and describe.
Equally difficult, and much more fascinating, is to overcome the concept of reconstruction as monumental reconstruction (real or virtual it be). The collapse of a monument can be a fascinating story to tell; even more than its construction, as long as you understand the best way to narrate it.

to be continued ...

martedì 12 febbraio 2013

A bug's life (part one) - Wide open data


1 - Data (and eyes) wide open ...
If tomorrow archaeology must be public, and I mean social and sustainable, it must acquire today the tools to support openess and cooperation.
Archaeologists must begin to speak a new language, with a new alphabet.
The alphabet of this language must be open data, but the language, like every language, must also have a grammar, and a syntax. 
Otherwise, the data could be as open and available as possible, but people will interact with it just like users. Or customers of an archaeology reduced to a huge app store.

to be continued ...


*The original titles of this post and of the following 4 was ‘crickets and ants’ and referred to a short tale from Aesop. It was originally written after the first Italian congress of public archaeology, held in Florence on 29 and 30 October, 2012. These days were intense both for the number of speakers and posters and for the intense livetweet (hashtag: # pubarch). The English version is thus a little different from original, as some time has passed since the congress.

During the congress I did not make any notes (the track of these days, in Italian, is carefully reported in the blog ‘generazione di archeologi’). I wrote down some reflections about the congress, as there were the first signs of a major mental shift in italian archaeology which one hopes will change things. 
Public Archaeology is a long tradition in Northern Europe and America. Maybe we have the chance to do it in Italy.

giovedì 13 dicembre 2012

Non aprite quella porta




Ogni indagine archeologica sul campo lascia in eredità la sfida di
ricostruire e capire. Ma anche di narrare, perché è difficile, per non dire impossibile, capire qualcosa se non si prova a spiegarla e a raccontarla. 
Spesso invece accade che, quando si riesce a pubblicare i risultati di una ricerca, lo si fa prioritariamente (per non dire esclusivamente) per la comunità scientifica: per quelli che con un'espressione che sembra mutuata acriticamente dal lessico di gestione di una centrale termonucleare si definiscono "gli addetti ai lavori".

mercoledì 5 dicembre 2012

Il gattopardo

In molti magari non saranno d'accordo: a me però sembra abbastanza evidente come il mondo dell'archeologia italiana non sia cambiato molto negli ultimi anni. In varie stagioni, con vari orientamenti, si sono salutati trionfali cambiamenti, grandi rivoluzioni, straordinarie aperture di orizzonte, il cui contributo ad una stagione veramente nuova è però tutto sommato limitato.

mercoledì 31 ottobre 2012

Se potessi avere ...



Non so se 1000 visualizzazioni di pagina siano un risultato oggettivamente significativo. Ma fatemi essere contento di poter festeggiare con questo risultato il primo mese di attività di Passato e Futuro.



La cosa più bella è che, insieme a voi lettori, crescono anche le idee per nuovi temi e nuove riflessioni. L'esperienza del convegno di archeologia pubblica di Firenze è stata a questo proposito coinvolgente e illuminante; questo spazio continuerà ad essere una voce di sostegno alla creazione in Italia di una vera archeologia civile (mi sbaglierò, ma per me questa al momento è una buona traduzione italiana di public archaeology ...).

martedì 30 ottobre 2012

Cicale e formiche

Si è svolto fra ieri e oggi (29 e 30 ottobre 2012) a Firenze il I congresso di Archeologia Pubblica. Sono state giornate intense sia per il numero di relatori e di poster che per l'intenso livetweet (hashtag: #pubarch).

Non ho intenzione di fare una cronaca, dal momento che la traccia di questi giorni è nei tweet della giornata e in questo attento resoconto a cura del blog generazione di archeologi. Piuttosto preferisco condividere alcune riflessioni che mi hanno accompagnato in questi due giorni fiorentini, in cui sono emersi i primi segnali importanti di un cambiamento di mentalità che non potrà non avere esiti profondamente positivi, a condizione che la dimensione pubblica dell'archeologia si imponga come un a priori imprescindibile anche nel nostro paese.
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