martedì 30 ottobre 2012

Cicale e formiche

Si è svolto fra ieri e oggi (29 e 30 ottobre 2012) a Firenze il I congresso di Archeologia Pubblica. Sono state giornate intense sia per il numero di relatori e di poster che per l'intenso livetweet (hashtag: #pubarch).

Non ho intenzione di fare una cronaca, dal momento che la traccia di questi giorni è nei tweet della giornata e in questo attento resoconto a cura del blog generazione di archeologi. Piuttosto preferisco condividere alcune riflessioni che mi hanno accompagnato in questi due giorni fiorentini, in cui sono emersi i primi segnali importanti di un cambiamento di mentalità che non potrà non avere esiti profondamente positivi, a condizione che la dimensione pubblica dell'archeologia si imponga come un a priori imprescindibile anche nel nostro paese.


1- dati (e occhi) ben aperti ...
Se l'archeologia del domani deve essere pubblica, e intendo sociale e sostenibile, deve dotarsi di strumenti idonei a supportare adeguatamente una prospettiva aperta e condivisa. Deve iniziare a parlare una nuova lingua, di cui gli open data siano l'alfabeto, che abbia però anche una grammatica, una sintassi e linguaggi comuni. Altrimenti i dati potranno anche essere aperti e disponibili a tutti, ma gli attori che interagiranno con essi non saranno niente più che semplici utenti, clienti passivi (e tutt'altro che liberi) di un'archeologia ridotta ad un enorme app store.

2- troppi monumenti, troppi reperti

Spesso, ancora oggi, si sente parlare di archeologia come studio di oggetti, di manufatti (?) o di monumenti antichi. Ma questi sono solo ingranaggi (che certo per alcuni hanno il loro fascino in quanto tali) di un meraviglioso e potente meccanismo che produce interpretazione e astrazione. Troppa attenzione agli oggetti finisce col trasformarli facilmente in idoli e simboli, facile preda di propaganda, ideologie, false identità culturali. E distoglie l'attenzione dai legami (il famoso "filo" della collana), che invece sono molto più difficili da cogliere, ricostruire e raccontare.
Altrettanto difficile e affascinante è superare la declinazione esclusivamente monumentale del concetto di ricostruzione, e andare oltre la prospettiva dell'anastilosi (reale o virtuale che sia): il crollo di un monumento può essere una storia appassionante da raccontare quanto e più della sua costruzione, a patto che si capisca quale è il modo migliore per farlo.

3- antichi splendori e moderne banalità
"Riportare all'antico splendore" è un'espressione che non si dovrebbe più sentire, perché descrive un'impresa destinata al fallimento: non quello di scavare e non trovare nulla, ma quello ben più profondo di non comprendere il senso del proprio mestiere e del proprio ruolo sociale. Nella sua imbarazzante banalità nasconde un senso di romantica e mistica perdita di qualcosa che non c'è più e promuove una separazione apodittica fra ciò che è antico e ciò che è moderno, come se la nostra epoca non fosse più capace di produrre splendori.
La prospettiva pubblica dell'archeologia passa necessariamente attraverso la definitiva archiviazione della stagione dell'antiquaria e del classicismo (anche di quello che si nasconde dietro l'archeologia virtuale) e del contestuale recupero dell'anima creativa della disciplina.
Rimarremo allora molto stupiti scoprendo che davvero l'archeologia ha come obiettivo trovare un tesoro, che però non è nulla di "splendido" e magari nascosto sotto la X, ma piuttosto la ricostruzione della memoria storica, dispersa in tante tracce poco leggibili. 

4- verso la ricerca, e oltre!
C'è insomma tanto da fare in archeologia, che non sia solo ricerca. C'è da creare una professione, un mercato, una cultura d'impresa. C'è da immaginare nuovi rapporti e nuove regole fra gli attori di questo scenario, attivando tutti gli elementi che possono essere utili per costruire una dimensione pubblica che sia sostenibile e innovativa.
Ancora oggi invece l'archeologia è identificata perlopiù con la ricerca, l'accumulo delle informazioni, la tutela dei monumenti e la conservazione degli oggetti.

Come ha detto Daniele Manacorda nelle magistrali riflessioni conclusive della prima giornata, c'è un grande bisogno di innovare il settore e di ribaltare tutte le prospettive; della ricerca, della tutela, della valorizzazione. Ed è necessario che gli archeologi imparino ad essere non solo formiche, ma anche cicale. 


Imparino cioè a sentire come proprie, accanto alla capacità di accumulo, registrazione e analisi dei dati anche l'intuizione e la creatività.

Capiscano la necessità e l'importanza della comunicazione e divulgazione, rifiutando la banale misurazione in termini di algida correttezza scientifica dei contenuti, e riappropriandosi invece dei linguaggi e degli stili narrativi.
Imparino a valorizzare la capacità di raccontare -e la 'generosità intellettuale' di chi si cimenta nelle ricostruzioni- come elementi fondativi non solo del proprio orizzonte intellettuale ma anche e soprattutto del proprio ruolo nella sua dimensione pubblica e civile.

2 commenti:

  1. Grazie Giuliano, sono convinta che la comunicazione dell'archeologia (che cos'è, che cosa fanno gli archeologi, e le archeologhe, visto che siamo il 70% di chi è attivo in archeologia) da parte di chi l'archeologia la fa, sia imprescindibile: l'inerzia e l'arretratezza del livello politico in materia di beni culturali, e beni archeologici, è riflessa e rinforzata dalla disinformazione generale, e quindi un'opinione pubblica correttamente informata (da noi) è indispensabile a qualsiasi politica aggiornata in materia. A Paestum https://www.facebook.com/notes/associazione-nazionale-archeologi/workshop-ana-il-futuro-dellantico-info-utili-logistica-e-convenzioni-paestum-17-/405273782875095 parleremo anche di questo.

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  2. La comunicazione in archeologia potrebbe essere anche una risorsa per lo sviluppo e l'occupazione (anche e soprattutto degli archeologi); trascurarla è una colpa diffusa e grave e anche per questo il lavoro delle associazioni come l'ANA è fondamentale. Mi piacerebbe molto essere a Paestum ma quest'anno temo che non potrò. Seguirò tutto a distanza.

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