martedì 6 novembre 2012

Mi raccomando, documentatelo bene!



Ho lavorato sul campo incessantemente per quasi 15 anni, parecchi mesi all'anno, su siti più o meno importanti, raccogliendo una serie di esperienze che continuo a ritenere come fra le più formative della mia vita. In realtà ho scavato tutto sommato poco, perché spesso sono stato responsabile della documentazione grafica e ho quindi dovuto appendere prematuramente la trowel al chiodo per temperare le matite (nei primi anni) e imparare a usare le tecnologie, a cominciare dal CAD (qualche anno dopo) fino a usare strumenti che lavorano nell'ordine del decimo di millimetro.

Mi è sempre piaciuto come dall'alto della stazione topografica si vedano molte cose in un modo particolare, ancora sufficientemente vicino alle operazioni di scavo, ma appena più distante, quasi grandangolare ...



“Mi raccomando, documentatelo bene!”
o
dell’importanza della documentazione analitica.

Personaggi:
il responsabile di saggio
lo studente
il responsabile della documentazione grafica
il direttore dello scavo
il coro di studenti

Luogo dell’azione:
una assolata giornata di luglio, sullo scavo, verso mezzogiorno.

Rumori di arnesi da scavo, qualche grido lontano, per il resto silenzio

RS: “a che punto siamo qui?”
ST: (alzandosi e togliendosi il sudore con la mano) “stiamo cercando di vedere i limiti di questo strato. Non riusciamo a capire se questa uesse va sotto la 1041 oppure se copre la 1044”.
RS: “mmmh”
ST: “il problema è che qui il terreno sembra diverso, ma non so se si tratta di un’altra uesse”.
RS: “proviamo a traulare un po’ qui (si inginocchia). In effetti sembra che ... come si chiama questa?”
ST: “1048 ... no, ragazzi, è la 1048?”
CO: “siiiiiiii”
RS: “insomma questa 1048 sembra un bel battuto, che proprio copre quella che sta qui (traulando). Cerca di definire i limiti!” (si allontana).

... dopo 5 minuti ...

RS: “allora?”
ST: (sempre più sudato) “penso che sia come avevamo detto. Adesso abbiamo tutta l’uesse esposta. Qui abbiamo visto chiaramente i limiti. Qui un po’ meno, sembra più soffice ...”
RS: “ma non è certo un’altra uesse...”
ST: “nooooo ...”
CO: “nooooooooo !!!”

DIR: “allora, qui abbiamo capito tutto. Ecco finalmente le strutture della fase precedente. Che materiali abbiamo?”
RS: “non so, li stanno lavando adesso, mi sembra un po’ di sigillata italica, ma perlopiù sono cose tarde”.
DIR: “tarde quanto?”
RS: “terzo o quarto quarto del quinto, non possiamo essere più precisi”
DIR: (visibilmente soddisfatto) “benissimo. Finalmente la fase tardoantica. Ragazzi, questo strato è fondamentale, mi raccomando, documentatelo bene”.

ST: ...
CO: ...

RS (allo ST): “adesso evidenziate i limiti, impostate la scheda e fate l’overlei”.
ST: “va bene, ci penso io”.
(il DIR e il RS si allontanano)

ST: “allora, la scheda l’ho impostata, almeno i campi principali, ora devo fare il disegno. Che casino, proprio io che non so disegnare. Speriamo che qualcuno mi aiuti ... Tu li sai fare gli overlei?”

ST2: “certo. Non ci vuole niente”.
ST: “ma io neanche ho capito bene a che servono ...”
ST2: “ma dai, servono a tutto. Sono la pianta dello strato, servono a fare le sezioni* ...”
ST: “proviamo! Inizio a disegnare i limiti dello strato, magari triangolo i limiti prendendo alcuni punti, vediamo se qualcuno ci aiuta con la stazione totale ...”

(arriva il responsabile della documentazione grafica con la palina e il prisma)

RD: allora dove passa il limite? Qui? o qui?
ST: no qui.
ST2: un po’ più qua.
ST: io direi che qui è più sicuro; tanto, cm più cm meno ...
RD: vabbé, decidetevi, la palina io la devo posizionare da qualche parte ...
ST: ma quanto è precisa la stazione totale?
RD: non molto, la nostra è vecchia, e non va oltre il centesimo di mm ...
ST: ah!
ST2: ah!
CO: ah!
ST: ma non si può impostare un po’ meno precisa?
RD ...???!
ST: sì, dai in fondo a che serve tutta questa precisione, non stiamo certo costruendo un’autostrada!
RD: sì, ma siete voi che dovete dirmi dove passa il limite dello strato, e più siete precisi, più viene preciso il rilievo.
ST: questo è vero, ma io non sarò mai in grado di distinguere, neanche al centimetro, quale è il confine fra due uesse, che senso ha farlo, ho fatto anche qualche buco con la traul per capire meglio la stratigrafia!
RD: La precisione del rilievo piuttosto serve a garantire che in tutto il rilievo, dal singolo strato alla georeferenziazione, sia corretto, e che l’errore non si accumuli giorno dopo giorno, ma si mantenga a livello accettabile.
ST: Allora non devo farmi troppi problemi ...
RD: La stratigrafia è anche una tua interpretazione! Nessuno conoscerà mai meglio di te questo strato, e questa azione. Sei l’ultimo testimone di qualcosa che è stato fatto tanto tempo fa.
ST: Già. E poi se sbaglio un po’ nessuno se ne potrà mai accorgere!
RD: Se questo ti può far stare più tranquillo ... Quello che voglio dirti è che la stratigrafia è innanzitutto una sequenza logica. L’importante è documentare una situazione logicamente coerente. La possibilità di distinguere con precisione l’interfaccia fra gli strati dipende da tanti fattori, molti dei quali non sono controllabili da noi.
ST Le condizioni del suolo?
CORO ... E la luce, gli strumenti, eccetera. La forma degli strati non è sempre il dato più importante da conservare. Spesso abbiamo paura di dichiarare i nostri limiti, e ci rifugiamo dietro la precisione degli strumenti. Ma se la nostra interpretazione della stratigrafia è sbagliata, lo strumento la renderà più precisa, ma sempre sbagliata resterà.

... 

L’approssimazione è sempre intorno a noi. E’ negli oggetti che recuperiamo, nelle strutture che scaviamo. Una documentazione rigorosa ci aiuta solo se lo scavo è stato fatto altrettanto rigorosamente. Se uno o l’altra sono di qualità inferiore, il danno è comunque irreparabile. Spesso però la precisione degli strumenti, e la loro innovatività viene contrabbandata per accuratezza della documentazione, o peggio, dell’intero processo di scavo e documentazione!





* e magari un giorno gli overlei non serviranno più. E neanche le sezioni. Ma questo è un’altra storia, o forse un altro dialogo ...

5 commenti:

  1. Bel dialogo! Creatività, narrazione multivocale, linguaggio appropriato per un pubblico di archeologi. Mi piace la forma di racconto scritto, si riesce a dare più forza alle proprie riflessioni. Usandola come sceneggiatura verrebbe fuori anche un bel video (che tra l'altro potrebbe essere girato su qualsiasi scavo...)

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  2. Perché allora non lo facciamo un video e inauguriamo i 'dialoghi di archeologia'? Io metto a disposizione il dialogo, posso anche adattarlo (in un post del mese scorso ne ho anche pubblicato un altro). Sai che apprezzo molto i vostri lavori, sono fra le cose per me più innovative che si vedono ultimamente in giro. Cominciamo dal basso, dalla creatività e dalle idee ...

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  3. Quella dei "dialoghi di archeologia" su video mi sembra un'ottima idea. Si potrebbe pensare ad una piccola serie in cui sviluppare alcuni temi comuni all'archeologia di oggi. I dialoghi che ha scritto andrebbero già molto bene! Una volta avuta l'idea basta trovare persone disponibili e set adatti. Forse se ne può parlare meglio a Paestum il prossimo fine settimana...

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    1. Io purtroppo non penso di poter essere a Paestum quest'anno. Cerchiamo una soluzione alternativa.

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    2. Se trovare un'occasione per parlarne di persona non è facile, c'è sempre la soluzione skype o e-mail: mi può trovare con questa mail: cioschi@gmail.com

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