lunedì 14 aprile 2014

Una storia vera 4



Vietato pensare, ovvero le didascalie nei musei archeologici.

Abbiamo già detto che nei musei archeologici italiani è difficile trovare qualcosa da fare. Non puoi fotografare, non puoi toccare. Allora mettiamoci a leggere!

Quarta e ultima puntata. Le altre puntate sono qui:

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La scena è questa: visita ad un grande museo, di quelli "storici"; pieni zeppi di capolavori, per intenderci.
Famiglia in solita formazione compatta a carovana. Percorso particolarmente ostico, il palazzo non è propriamente idoneo al passaggio dei nostri carriaggi, è tutto un fiorire di scivoli, rampe, scale servoassistite (ma ai passeggini non ci pensa proprio nessuno?) e altre diavolerie tecnologiche che mostrano tracce evidenti di scarsissimo utilizzo. Il museo è eccezionale, infiliamo un capolavoro dopo un altro. Una vera ubriacatura, che un po' ti inorgoglisce, un po' ti strema.
Il tempo passa ... Ore di corridoi, stanze e stanzette in cui non si può fare altro che contemplare e leggere ci stanno trasformando in tanti Champollion in erba. Decifratori di una lingua morta, affascinante, enigmatica: il didascalese arcaico.
Ormai il pargolo grande (quello piccolo, ricordatelo, dorme, almeno per ora) riesce a capire e a districarsi nelle mille trappole di questo strano linguaggio, ma senza stele di Rosetta è impossibile comprendere le abbreviazioni esoteriche (ca. I a.C-I d.C.), gli arditi formulari esoterici (terzo quarto del quinto secolo), i messaggi cifrati (il corredo dell'inumato costituisce un unicum. Notevole è il nucleo di balsamari, gli askoi configurati e l'armilla vitrea).
Ecco, qui non è stato facile:
- "Papà, cos'è un inumato che vuol dire unicum perché è scritto in corsivo come è fatto il nucleo dei balsamari chi è che ha configurato l'askos?". Che l'armilla altro non sia che un braccialetto per fortuna lo capisce da solo: è l'unico oggetto di vetro in esposizione, e la logica, per fortuna, ce l'ha ancora intatta.
Stremati, arriviamo di fronte all'ennesimo cartello. Questa volta niente laconici cartellini ma un'elegante placca bronzea, chiaramente ispirata ad un Senatus Consultum (all'aulico modello si deve certamente anche l'impaginazione fittissima, l'interlinea inesistente e la conseguente assoluta indecifrabilità).
Leggo: "l'edificio, ricostruito più volte nel corso dei secoli e sistematicamente distrutto in età post-antica ... " Prevengo le domande già in arrivo facendo strani cenni che rimandano a spiegazioni successive e proseguo rapidamente con la lettura:
" ... Per la sua realizzazione,  si ricorda la partecipazione del coroplasta veiente ..."

Ora immaginatevi la scena: è esattamente in questo momento che il piccolo, che già da qualche minuto cercava di uscire dal sonno, interviene, stropicciandosi gli occhi e con la voce impastata:
"papà, dove è il colapasta vivente?"

- Sipario -

Questa era l'ultima parte ... ma continueremo a visitare musei, quindi restate in contatto!

2 commenti:

  1. vista ieri la mostra su Cerveteri a Palazzo delle Esposizioni a Roma, la mostra concepita in origine dal Louvre per il Louvre Lens. i pezzi sono splendidi, strepitosi, ed è importante vedere riunito in un solo colpo tutto ciò che di ceretano è disperso per il mondo. però sfido chiunque a uscire da quella mostra con un'idea chiara di perché Cerveteri fosse una città importante. il problema delle didascalie non è solo nostro ma anche dei francesi. morale: non colpevolizziamo solo l'italia, colpevolizziamo la categoria

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  2. Quando facevo la Scuola di Specializzazione seguivo Museologia, e di conseguenza mi chiedo: che ne è stato di tutte/i coloro che, invece di limitarsi a sostenere un esame, hanno fatto una tesi e si sono specializzate/i in Museologia? Non sarebbe il caso di avvalersi delle di loro competenze? Così, una modesta proposta.

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