martedì 25 marzo 2014

Una storia vera 1

Se condividete il messaggio, diffondetelo!
Vietato fotografare.
Vietato toccare.
Vietato pensare.

Ovvero il pubblico dei musei archeologici italiani alla ricerca di qualcosa da fare fra divieti incomprensibili, interazione inesistente e informazioni tanto prolisse quanto inefficaci.
In occasione della settimana dei musei su twitter (#museumweek) vi delizio con qualche post ispirato alle mie peregrinazioni fra i musei, i siti e le mostre d'Italia.
Per molti versi, una storia vera.

Premetto che non sono un esperto di musei (non credo che essere un archeologo implichi automaticamente il possesso di questa competenza). Premetto anche di conoscere -fortunatamente!- tanti luoghi che non somigliano affatto a quelli che mi hanno ispirato questo post e i successivi, e sono convinto che molti musei italiani (soprattutto quelli piccoli, e questo non stupisce) stiano facendo passi da gigante verso la modernizzazione, intesa nel senso più vero e profondo di coinvolgimento del pubblico.
Premetto infine di non considerarmi un appassionato di musei: preferisco descrivermi come un visitatore qualunque, forse anche leggermente svogliato e distratto.
Ah, dimenticavo. Raramente visito musei da solo. Normalmente sono con famiglia al seguito. Composta da:
- moglie che adora vedere fino all'ultimo oggetto/reperto/dipinto e perdersi nel bookshop (ove presente) alla ricerca di libri per i bambini (ove presenti).
- vivacissimo primogenito che dall'alto dei suoi (quasi) 9 anni curiosa ormai liberamente in giro.
- non dimentichiamo il piccolo, spesso addormentato grazie alla ormai proverbiale capacità (dei genitori) di far coincidere il momento della visita al museo/mostra con quello del pisolino.
- il carro delle masserizie, ovvero il passeggino, che oltre a contenere il piccolo, ospita un vasto repertorio di borse, giacche e zainetti, bottigliette d'acqua e avanzi di panini.

Praticamente un incubo per qualsiasi museo, almeno in Italia. Sapete, quando arrivi in un luogo pubblico con un passeggino non ti accolgono proprio con un sorriso ... Poi però ti rifai, perché ad esempio ottieni il privilegio che spetta a pochi eletti di venire accolto nel ventre dei più bei palazzi storici d'Italia e, attraverso porticine secondarie scricchiolanti, accedere alle stanze segrete in cui ci sono strani ascensori che normalmente hanno la peculiarità di portarti in un angolino fra due estintori nell'ultima sala dell'ultimo piano.

Per descrivere quello che è il mio stato d'animo dominante durante la visita ad un museo (non solo archeologico) italiano (ma non solo) preferisco farmi aiutare da un poeta, Paul Valery, e da una sua celeberrima citazione, utilizzata da Umberto Eco in un suo saggio che oggi è un classico della museologia. Non saprei mai trovare parole migliori per descrivere quella sensazione che mi pervade nel vedere imbalsamati, immobili e muti quegli oggetti che invece nascondono tanta vita e tanta passione e potrebbero raccontare tante storie.
Se non la conoscete, leggetevela. Se invece la conoscete già, rileggetevela. Ne vale la pena, sembra scritta oggi, all'uscita da un museo ... 

Non amo troppo i musei. Ve ne sono di ammirevoli, ma nessuno è delizioso. Le idee di classificazione, di conservazione e utilità pubblica, che sono giuste e chiare, hanno pochi rapporti con le delizie (...) Mi trovo in un tumulto di creature congelate, ciascuna delle quali esige, senza ottenerla, l’inesistenza di tutte le altre (....) Davanti a me si sviluppa nel silenzio uno strano disordine organizzato. Sono preso da un orrore sacro. Il mio passo si fa religioso. La mia voce cambia, diventa un poco più alta che se fossi in chiesa, ma meno forte di quanto non mi accada nella vita. Presto non so più che cosa sia venuto a fare in queste solitudini cerate, che ricordano il tempio e il salone, il cimitero e la scuola (....) Quale fatica, mi dico, quale barbarie! Tutto ciò è disumano. Non è puro. Questo avvicinamento di meraviglie indipendenti e nemiche, e tanto più nemiche quanto più si assomigliano, è paradossale (....) L’orecchio non sopporterebbe dieci orchestre insieme. Lo spirito non può seguire molte operazioni distinte, non ci sono ragionamenti simultanei. Ma ecco che qui l’occhio (...) nell’istante in cui percepisce, si trova obbligato ad ammettere un ritratto e una marina, una cucina e un trionfo, dei personaggi negli stati e posizioni più diversi, e non solo, ma deve accogliere nello stesso sguardo armonie e modi di dipingere incomparabili tra loro, (...) delle produzioni che si divorano tra loro (....) Ma la nostra eredità ci schiaccia. L’uomo moderno, estenuato dall’enormità dei suoi mezzi tecnici, è impoverito dallo stesso eccesso delle sue ricchezze (....)
Un capitale eccessivo e dunque inutilizzabile.

Prima puntata. Le altre puntate sono qui:
3 - vietato toccare!
4 - vietato pensare!

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...