giovedì 20 giugno 2013

La città nuda

Oggi voglio raccontarvi una storia, che parla di una antica città. Una città che dopo essere stata dauna, romana, tardoantica e medievale, fu abbandonata per essere ricostruita a poche centinaia di metri di distanza, dove ancora oggi rimane, trasformata in un piccolo e tranquillo paese di campagna.

L'antica città fu riscoperta cinquant'anni fa ed esplorata pazientemente nel corso di quattro decenni di scavi archeologici ininterrotti.
Fu proprio nel 1963 infatti che una équipe di archeologi iniziò a scavare nella città e nel suo territorio, e continuò ogni anno, per parecchi mesi all'anno, fino al 1992, mettendo in luce il centro della città e individuando i contorni di un'area archeologica vasta più di 20 ettari.
Poi, a partire dal 1993 iniziò una nuova fase e la città divenne uno dei cantieri-scuola più grandi e dinamici d'Europa. L'équipe di scavo crebbe; agli operai che avevano scavato fino ad allora si affiancarono decine di studenti universitari provenienti da tutta l'Italia e dall'Europa, che trasformarono l'antica città in un luogo vivo e animato per non meno di 3 mesi l'anno. Anche il piccolo paese che li ospitava si era ormai abituato a vedere la popolazione aumentare di almeno 100 unità ogni autunno e a sentire nuove lingue risuonare fra le sue assolate stradine. Durante gli scavi il sito era straordinariamente vitale: alle attività di scavo si sovrapponevano e intrecciavano affollate visite guidate al cantiere, ma anche concerti ed esperimenti di teatro fra le rovine, di cui rimangono i manifesti, incorniciati sui muri di qualche dipartimento universitario.
In questi 40 anni intere generazioni di archeologi (italiani, belgi, francesi, inglesi), molti dei quali hanno lavorato o lavorano ancora oggi come ricercatori o come professionisti in giro per l'Europa, si sono formate in quella straordinaria palestra, scavando i cospicui interri, i micidiali crolli e gli accumuli di un continuum di vita plurimillenario. Alle lunghe e faticose campagne di scavo partecipavano anche giovanissimi liceali, mentre molti altri studenti di scuola elementare, media e superiore visitavano il sito accompagnati dai loro professori. Non pochi di questi studenti hanno poi deciso di proseguire i loro studi nei corsi di laurea in archeologia.

L'ultima campagna di scavo nel sito si è conclusa nel novembre del 2000. La Soprintendenza aveva già fatto sapere che avrebbe negato la concessione per il proseguimento delle attività, per un motivo assolutamente valido e inoppugnabile: il sito ricadeva infatti (e ricade tuttora) in proprietà privata e il costo dei risarcimenti ai proprietari era diventato insostenibile.
(Potreste chiedervi a questo punto perché un sito archeologico di una tale entità fosse ancora privato a 40 anni dalla sua scoperta. E io dovrei quindi raccontarvi le rocambolesche vicende di un infinito iter di un progetto di esproprio dell'area, finito in contenzioso, e perso da qualche parte nei corridoi di una giustizia tanto lenta da risultare bloccata. Ma ci vorrebbe ben più di un post ...).
Torniamo invece alla nostra storia, che si avvia alla sua conclusione. Chiuso il cantiere e riposti gli attrezzi, con il nuovo millennio è iniziato un nuovo, inarrestabile declino della città. Nell'impossibilità di continuare a lavorare lì, i ricercatori hanno iniziato a rivolgersi altrove. E così il sito è andato nuovamente in rovina: nessuno più garantiva quel minimo di conservazione e tutela che gli archeologi si accollavano prima, durante e dopo le lunghe campagne di scavo.
E oggi il sito è tornato ad essere praticamente sconosciuto. Raggiungerlo non è facile, riesce ad arrivarci solo qualche appassionato turista; a volte qualche docente di una vicina università vi si reca per una visita guidata. Fino a qualche anno fa ci facevano anche alcune esercitazioni di rilievo sul campo, ma oggi le strutture sono ritornate praticamente invisibili e si preferisce farle altrove.

Se mai un domani qualcuno riuscirà a riportare l'archeologia in quella città gli archeologi si troveranno a decifrare una storia molto complessa. Quella di una città che dopo essere stata per secoli dauna, romana, tardoantica e medievale, ed essere stata poi per altri secoli abbandonata ... improvvisamente, per un breve periodo alla fine del XX secolo, è tornata a vivere.
Per poi scivolare nuovamente sotto terra e tornare nell'oblio.

per ingrandire basta passare sull'immagine (non funziona in mobile, scusate!)

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Herdonia altro non è che un simbolo; di come la tutela non sia e non sarà mai in grado di svolgere il suo ruolo in modo costruttivo e non solo punitivo; di come d'altronde la ricerca sfugga, e lasci tante incompiute in giro per il paese senza porsi il problema della sostenibilità del proprio agire; di come i problemi atavici del nostro paese, inclusi i grandi temi della lentezza della giustizia, o dell'incapacità di dialogo fra le istituzioni riguardino tutti, anche chi non si sente coinvolto; un simbolo di come oggi sia difficile non solo immaginare un futuro diverso ma anche semplicemente concludere una storia con un doveroso lieto fine.
PS. Per chi si vuole aggiornare o desidera approfondire:
  • il video presentato dal Laboratorio di Archeologia Digitale per i 50 anni dall'inizio degli scavi:

5 commenti:

  1. Gran bel post, Giuliano.
    Sentito, amaro e profondo. Mi accodo anche io alle tue considerazione, alla tua amarezza.
    Spero che le tante Herdonia sparse in giro per l'Italia possano essere presto ri-scoperte nel XXI secolo facendo dimenticare il loro inconcepibile abbandono.
    [Ale]

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  2. Continua, incessante, la violenza sui corpi delle nostre città nude. Fa notizia oggi, ma avviene nel silenzio ogni giorno ... http://bari.repubblica.it/cronaca/2013/07/10/foto/traffico_illegale_di_archeologici_nel_foggiano-62737895/

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  3. Forse qualcosa si sta muovendo ... http://bari.repubblica.it/cronaca/2014/01/14/news/ritrovata_herdonia-75948007/

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  4. Mentre nessuno parla più delle 1000 città nude del nostro patrimonio culturale, oggi purtroppo Ordona fa notizia solo per l'ennesimo scempio del territorio

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