venerdì 20 dicembre 2013

Le vite degli altri

Il bando "selezione di cinquecento giovani laureati da formare, per la durata di dodici mesi, nelle attività di inventariazione e di digitalizzazione del patrimonio culturale italiano, presso gli istituti e i luoghi della cultura statali" dimostra una visione superata dei beni culturali. In questo settore operano infatti, fra mille difficoltà, professionisti in grado di proporre idee diverse, moderne, sostenibili ed innovative. Nei giorni scorsi abbiamo lanciato un appello: se aveste a disposizione un budget di 2,5 milioni di euro come li spendereste per favorire l'occupazione nei beni culturali?
Ecco a voi le idee, raccolte dai tweet, dai commenti ai post degli ultimi giorni e da un documento predisposto su internet.
Sono idee semplici, a volte banali, oppure difficili, embrionali. Sono oneste, pulite ed aperte (a proposito: non dimenticatevi di firmare  la petizione per promuovere gli open data nei beni culturali. E' una battaglia di civiltà e di modernità).
Leggetele tutte, dimostrano (ce ne fosse bisogno!) la maturità dei professionisti della cultura, e la capacità di immaginarsi una vita diversa da quella che la politica riesce (a stento) ad immaginare per loro.

Per rompere il ghiaccio comincio io:
Giuliano - Diamo [ai giovani] una mano a diventare autonomi, utilizziamo queste risorse per favorire l'imprenditoria giovanile, per progetti culturali, per animare i musei, per dare in affidamento i parchi archeologici, per iniziare a costruire un'economia moderna, sana, sostenibile e laica intorno al nostro patrimonio.

Antonia - Cominciamo seriamente. Qual è la maggiore carenza delle facoltà umanistiche oggi? L’assoluto scollamento rispetto al mondo del lavoro. E allora quei 2,5 milioni di euro utilizziamoli per favorire l’incontro dell’imprenditoria con il mondo accademico attraverso l’attivazione di tirocini/stage VERI presso piccole e medie imprese del settore, enti pubblici, musei, per esempio, partendo dallo sviluppo delle tesi di laurea dei neolaureati.

Antonia - Hai un progetto, una ricerca che potrebbe dare un contributo alla valorizzazione dei beni culturali, del territorio in cui vivi? Bene, io Stato, ti aiuto a svilupparlo, a fare in modo che non resti solo carta straccia, affiancandoti esperti di start-up, esperti di legislazione, esperti di economia aziendale, esperti di comunicazione, esperti che sanno come si passa dalle idee al lavoro reale, che produce reddito e conoscenza condivisa. E così magari, io Professore Universitario, ci penso due volte prima di affidarti un progetto di ricerca che non serve a nulla. E io, Studente, magari capisco che i miei anni di studio devono servire a guardare al futuro. Soltanto così si punta sull’eccellenza e non sulla disperazione.

Antonia - Creiamo una Silicon Valley della cultura. Facciamolo in Italia, dove sennò?

Simone - Vogliamo il riconoscimento professionale? Benissimo: commissione mista nazionale-internazionale (senza personaggi provenienti dall'università!) che valuta le capacità delle persone su tematiche di ampio respiro come la conoscenza dei materiali, la capacità di rilievo, le competenze stratigrafiche, le capacità di documentazione cartacea e informatica, capacità di uso della strumentazione tecnologica, con prove pratiche e teoriche, capacità di decidere in real-time come intervenire in situazioni di emergenza. Punteggio minimo medio 7/10. Allora sei un professionista: combattere perché qualcuno lo stabilisca ex lege solo perché hai un pezzo di carta, equivale a prenderci per i fondelli.

Simone - Se non si possono dare in formazione conto-terzi, che li si stornino mantenendoli in un budget di valorizzazione come da bando ma creando 100 assegni di ricerca di 12 mesi gestiti direttamente dal Ministero su 100 progetti specifici. Allora sì che si valorizzerebbe il patrimonio come si deve (anche se un forse in questi casi non guasta mai) e si darebbe dimostrazione che la volontà di fare qualcosa di buono non viene appiattita sull'elemosina da quartierino ma guarda verso progetti degni di siffatto nome.

Sara -
Paola -
Paola - Con un cospicuo budget a disposizione punterei su progetti di valorizzazione e promozione turistica al passo coi tempi. Proporrei un breve stage, o meglio un contratto co.co.pro. ( visto che non si può assumere), con retribuzione dignitosa per strutturare blog e comunicazione social di musei ed aree archeologiche. Cercherei di promuovere la presa in gestione di BBCC da parte di soggetti giovani (piccole associazioni e società ) offrendo magari incentivi sia in entrata sia a chi dimostra di offrire servizi innovativi e di qualità. Valorizzare il patrimonio adesso "silente" servirebbe da traino anche al settore turismo. In questo senso incentiverei anche gli operatori, del turismo appunto, che creano "prodotti" nuovi o che si impegnano a rendere "visibili" monumenti o aree turisticamente depresse. Forse ho troppe idee? Beh, basterebbe realizzarne in modo serio almeno una. P.S. Complimenti per l'idea e la piattaforma.

Alessandro - Azione 1: ripristino e messa in sicurezza di aree archeologiche, residenze storiche, musei, ecc. Azione 2: migliorare l'accessibilità e la raggiungibilità dei suddetti. Azione 3: comunicare con strategie e metodologia ad hoc il patrimonio appena rimesso in sesto.
Quante ditte o imprese avrebbero beneficiato dei 2,5 mln? Tante. Quante persone avrebbero lavorato? Sicuramente più di 500. Cosa sarebbe successo? Forse saremmo stati in grado di far vedere al mondo che ci sappiamo fare e che almeno un minimo ci teniamo alla nostra storia e ai nostri beni culturali. Inoltre avremmo dimostrato che nei momenti di peggiore difficoltà, siamo cazzuti come pochi e ci rimbocchiamo le maniche pronti alle battaglie campali.

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